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Infanzia rubata

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Save The Children ha pubblicato il 1° giugno il nuovo rapporto sull’infanzia rubata con la presentazione del nuovo indice “The End of Childhood”, che mette a confronto le condizioni dell’infanzia attraverso l’analisi dei dati di 172 paesi nel mondo. Come spesso accade, quando si creano nuovi indici per misurare povertà, sviluppo, diritti, l’Africa è sempre in fondo alle classifiche.
Il rapporto mette all’ultimo posto il Niger, poi viene l’Angola, nonostante le sue ricchezze e la presenza della donna più ricca d’Africa con un patrimonio valutato in oltre 3 miliardi di dollari. Il Mali bloccato dai movimenti jihadisti  e dalle conseguente presenza di truppe militari francesi.
L’indice incrocia i dati relativi alla mortalità infantile, vittime di violenza estrema, matrimoni precoci, lavoro minorile e che non hanno accesso alla scuola, bambini genitori.
I dati sono sempre altamente drammatici e questo nonostante i risultati positivi dagli obiettivi del millennio. Sono 263 i milioni di bambini che  (1 su 6) che non vanno a scuola, 168 i milioni di bambini che sono coinvolti in varie forme di lavoro minorile (diminuiti di circa 20 milioni rispetto agli ultimi dati ILO); 156 milioni quelli colpiti da malnutrizione acuta.
Anche le guerre hanno le loro conseguenze sui bambini: circa 28 milioni sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni per fuggire da guerre e persecuzioni.  Il rapporto poi ci dice che sono stati assassinati nel mondo oltre 75.000 bambini.
Inaccettabile che milioni di bambini continuino ad essere privati della propria infanzia, del loro futuro, e di crescere in un ambiente sicuro, protetto.

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