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Etiopia: verso una guerra civile?

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I successi economici  raggiunti in questi anni dall’Etiopia, rischiano di essere vanificati se non si trova una soluzione politica in grado di garantire l’unità e la stabilità del Paese. Da diversi mesi assistiamo ad una sorte di conflitto strisciante tra le popolazioni Oromo e le popolazioni Amhara. Tutto un problema politico e di potere, collegato all’estensione dei confini amministrativi della capitale?

Etiopia: verso la guerra civile?

52 morti a seguito degli scontri scoppiati a Bishoftu, una città a circa 40 chilometri da Addis Abeba, la capitale dell’Etiopia, durante la cerimonia dell’Irreecha, che chiude la stagione delle piogge, sulle rive del lago Harsadi. La cerimonia richiama centinaia di migliaia di persone e durante le celebrazioni, i componenti dell’etnia Oromo hanno manifestato in modo pacifico la loro ostilità al governo incrociando le braccia sopra il capo, a formare una croce, gesto simbolico della protesta Oromo.

La cerimonia è degenerata quando alcuni dirigenti Oromo appartenenti al governo si sono schierati con la folla e i manifestanti sono passati al lancio di pietre e bottiglie, scatenando la reazione delle forze di polizia. In breve la polizia è passata dai colpi di bastone al lancio di lacrimogeni che ha scatenato il panico. Oltre una cinquantina di persone sono cadute, le une sopra le altre, precipitando in un profondo fossato. Il governo ha dichiarato che le vittime sono cadute in seguito al panico e non in seguito alla reazione delle forze di polizia e che, comunque, i corpi non recavano ferite d’arma da fuoco. Secondo le forze d’opposizione, la stima delle vittime dell’assalto da parte della polizia supera il centinaio, come dichiarano alcuni testimoni della tragedia.

L’Etiopia è attraversata da un movimento di protesta antigovernativo, che è cominciato nella regione degli Oromo (nel centro e nell’Ovest del paese) a metà del novembre 2015, e che si è esteso, durante l’estate, alla regione Amhara, a Nord-Ovest.

Queste due etnie rappresentano il 60% della popolazione etiope e affermano sempre più apertamente di essere oggetto di segregazione da parte dell’etnia minoritaria dei Tigré che ha ottenuto un peso sempre più crescente nelle imprimere la direzione alle scelte della politica governativa.

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Mappa etiopia da Internazionale

Quando il governo ha palesato l’intenzione di espandere l’area della sovrappopolata capitale, Addis Abeba, occupando un territorio oromo, la popolazione ha dato inizio ad una protesta che progressivamente ha rinfacciato alla coalizione di governo di discriminare sistematicamente gli Oromo a favore dell’etnia Tigré, che rappresenta solo il 6% della popolazione, e di essere coinvolta in crimini contro i diritti umani.

Gli scontri sono iniziati a causa del progetto del governo di espropriare i terreni di una scuola per destinarli all’espansione immobiliare. Gli studenti sono scesi immediatamente in piazza, ma la loro protesta è stata repressa con violenza dalla polizia. L’episodio è sintomatico del malessere che attraversa un paese la cui economia è tra le più dinamiche dell’Africa, ma che sta vivendo, su pressione del governo, una trasformazione in senso industriale a tappe forzate, in un contesto che continua ad essere profondamente agricolo.

Malgrado il progetto di espansione immobiliare della capitale a scapito delle terre Oromo sia stato ritirato, le proteste che ha scatenato sono sfociate in altrettanti bagni di sangue ad opera della repressione delle forze di polizia. Da gennaio 2016 a oggi, si contano oltre 200 vittime, le prime 140 delle quali si sono avute tra novembre 2015 e gennaio 2016.

Durante l’estate la protesta oromo ha investito anche il nord del paese. Qui, nella regione di Amhara, ci sono stati anche scontri molto violenti tra polizia e manifestanti, anche con morti. Nella regione di Amhara vive principalmente un omonimo gruppo etnico di cui fa parte circa il 30% della popolazione etiope.

Gli scontri più violenti si sono verificati in due città della regione di Amara, Gondar e Bahir Dar, dove ci sono state due tra le più grandi manifestazioni anti-governative degli ultimi anni. Il motivo delle proteste riguarda la comunità Welkait, un gruppo che finora è stato amministrato dalla regione dei Tigrè, che si trova sopra Amara, e che chiede di essere amministrato da quest’ultima in quanto sostiene di identificarsi etnicamente con gli Amhara. Col passare dei giorni le proteste si sono estese e hanno cominciato a includere altri temi, come le violazioni dei diritti umani compiute dalle forze di sicurezza etiopi. Oggi le manifestazioni sono considerate per lo più dirette contro il governo federale, guidato dal Fronte di liberazione popolare dei Tigré (TPLF), la coalizione che alle ultime elezioni – insieme ad altri piccoli alleati – ha ottenuto tutti i seggi disponibili in Parlamento.

Annamaria Ceccarello per Time For Africa

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